Collaboratore: Patrick Vincent
Ubicazione: Montenvers, Chamonix, Francia
Descrizione: Costruito nel 1795 come un rifugio per i viaggiatori che visitavano il Mer de Glace, il Temple de la Nature diventò immediatamente popolare agli turisti ed era uno dei luoghi storici più riconoscibili del romanticismo europeo. I viaggiatori ci tendevano a mettere due ore e mezza per scalare con mulo da Chamonix al prato di Montanvers, che si trova 1915 metri sul livello del mare. Accompagnati dai guide e facchini, spesso si riposavano a metà strada, alla fontana di Claudine, che portava il nome dell’eroina Jean-Pierre Claris de Florian’s Claudine, nouvelle savoyarde (1793), prima di avere affrontare una gola che era famosa per le sue valanghe. Al rifugio gli davano il benvenuto un pastore residente e potevano prendere cibi e bevande, compreso latte mescolato con kirsch, o comprare dei cristalli, fermacarti di pietra, e altre curiosità. L’attività più popolare, nonostante, era di sfogliare il libro di visitatori e lasicare il proprio nome con dei commenti, ma anche copiare le inscrizioni più interessanti. Una visita al Temple de la Nature, quindi, permetteva ugualmente ai turisti ordinari e i celebrità di ammirare uno dei ghiacciai più spettacolari degli Alpi negli ultimi anni della piccola era glaciale, e anche di partecipare nella vivace cultura di album del periodo, nel processo contribuendo a una sensibiità turistica transeuropea.
Il Temple, un padiglione di pietra, ottagonale e di soltanto una stanza, due finestre e un camino, rimpiazzò una casetta di legno al quale ci si riferiva ironicamente come il ‘chateau’ che un espatriato inglese, Charles Blair, aveva innalzato nel 1779. L’edificio di Blair era il ‘rifugio sulla montagna’ dove Mary Shelley fa che il Creature narri a Victor la sua storia nel secondo volume di Frankenstein. Dopo il rifugio di Blair fu abbandonato e poi trasformato in una stalla, il diplomatico francese Charles-Louis de Sémonville, mentre ci attraversava nel 1793, suggerì una costruzione nuova e più grande per onorare tanto la religione naturale quanto la politica rivoluzionaria. Come lo scrittore e scalatore ginevrino Marc-Théodore Bourrit lo descrive nel suo Description des cols, ou passages des Alpes (1803), Sémonville affermò all’inizio che ‘non c’è essun posto pittoresco, nessuna scena per noi, senza un creatore’, e poi espresse la sua speranza che il Temple si dedicasse ‘alla natura, da un amico della libertà’. Finanziato da Félix Desportes, l’emissario del direttore a Ginevra, e sovrinteso da Bourrit, ci vollero tre mesi e mezzo per costruire il nuovo rifugio al costo di ottanta cinque luigi d’oro. Dentro il padiglione c’erano dei medaglioni, montati ad alcune bande di pietra, e con iscrizioni dei nomi dei naturalisti francesi e ginevrini che avevano aiutato a ‘scoprire’ Chamonix, compresi Horace Bénédict de Saussure, Jean-André Deluc, Déodat de Dolomieu, Marc-Auguste Pictet e Bourrit se stesso. Un giorno dopo il 1797 sacheggiarono l’edificio e i nomi furono offuscati. Dopo la prima restaurazione, aggiunsero dei nomi nuovi, compresi coloro di Gustave de Pontécoulant, Barthélémy Faujas, e Louis Jurine. Ma erano i nomi che si trovavano nel libro dei visitatori, e alle mure, il tavolo, e le panche, che intrigavano più ai viaggiatori.
Per esempio, Thomas Raffles, chi ci attraversava nel 1817, spiega che il custode ‘ci indicò, fra gli autografi di molte persone illustri, colui dell’ex imperatrice di Francia, Maria Louisa […] L’imperatrice Josephine anche venne qui il 29 d’Agosto nel 1810’ Si dice che il poema di quest’ultimo, che loda la sublimità della scena, e che fu ispirato dal terzo libro del L’Homme des champs (1800) di Abbé Delille, fosse rubato da un turista inglese ma conservarono i versi e li ristamparono in vari giri svizzeri: <Ah! Je sens, qu’en milieu de ce grand phénomène / De ce tableau touchant, de cette terrible scène, / Tout élève l’esprit, tout occupe les yeux, / Le cœur seul, un moment se repose dans ces lieux.> [Ah! Sento che, fra questo gran fenomeno / da questa pittura toccante, da questa scena terribile / tutto solleva lo spirito, tutto riempie gli occhi, / Il cuore da solo, si riposa un momento in questi luoghi.] Altre iscrizioni includono una frase apocrifa e senza senso, attribuita a Germaine de Stäel e datata il 17 d’Agosto del 1815: <Si les passions n’anéantissait–(probabilmente anéantissaient)– la sensibilité du cœur, on verrait les hommes s’abstenir des choses impures, et que le sentiment reprouve, mais l’âme incliné vers sa perfection me saurait composer avec ses principes, et jeter dans la vie une autre vie, qui conduirait à un avenir sans avenir>. [Se le passioni non avessero annientato la sensibilità del cuore, si vedrebbe gli uomini astenersi dalle cose impure, e riemergerebbero i sentimenti, ma l’anima propensa alla perfezione m’insegnerebbe i suoi principi, e chiamerebbe a vita un’altra vita, la quale condurrebbe a un futuro senza futuro.] Tali effusioni emotive e a volte prive di senso, attirarono il commento aspro, scritto in francese: <iI Luglio del 1809 ho dato un registro a Montanvers, perché i viaggiatori potessero scrivere i suoi pensieri – me ne sono pentito. Le cose che ne ho letto qui mi portano alla disperazione. Si tende ad avere il buonsenso quando si decide di fare una visita alla valle di Chamonix, ma osservo che questo di perde dopo arrivare.>
Un’altro turista con stizza dell’assurdità delle voci del libro di visitatori era Percy Bysshe Shelley, che cavalcò a Montanvers con Mary Godwin e Claire Clairmont nel 25 Luglio nel 1816. Secondo la voce di Mary nel suo diario, incontrarono ‘Beaucoup de monde’ nella strada, ma Percy in A History of a Six Weeks’ Tour afferma che cenarono nel prato davanti al tempio. Benché nessuno dei due testi lo menzioni, lo sappiamo grazie a Raffles, Byron, Southey e altri racconti contemporanei che anche loro hanno scritto un commento nell’album per rispondere alle sue molte effusioni sublimi lodando il Creatore. Il diario non reso pubblico del suo viaggio continentale di 1817 fornisce un trascritto pieno della voce del gruppo di Shelley che ci aiuta molto a capire le abitudini riguardo i libri di visitatori del periodo romantico.
C’è un album qui, dal quale ho copiato quattro iscrizioni. Alcune foglie sono state strappate dalle persone maliziose e vergognosi, che preferivano fare danno al libro di fare una copia della scrittura che volevano avere. Un po’ di volgarità c’è – molto poco -, molta follia emotiva, e delle effusioni di vanità. C’erano iscrizioni in russo ed ebraico, in aggiunta a tedesco, italiano, spagnolo, francese ed inglese. Molte si scrissero con inchiostro tanto tenue che sono quasi illeggibili – come in colei di John Coleridge.
Signor Percy Bysshe Shelley
Madame son épouse } ἕκαστοι ἄθεοι [tutti sono atei]
Pheoffterygna la soeur
A questa voce qualcuno ha aggiunto, correttamente,
καὶ εἰ τοῦτο ἀληθές ἐστιν, ἕκαστοι μῶροί εἰσι καὶ δύστυχοι (sic), δοξάζοντες ἐν τῇ ἀφροσύνῃ αὐτῶν … εἰ δὲ τοῦτο οὐκ ἔστιν ἀληθὲς ἕκαστοι ψεῦσται [Se questo è vero, tutti sono miserabili e pazzi, perché si sono fatti un’opinione nella loro follia… ma se non è vero, tutti sono bugiardi.]
In una lettera a John May, Southey ricopiò l’iscrizione di Shelley e suggerì che l’autore dell’aggiunta greca fosse Edward Copleston, il docente di Oxford. Il poeta anche trascrisse delle voci acute del suo amico Richard ‘Conversazione’ Sharp e di due aristocrati, Lady Hervey e Lord Cranborn. Ma era la voce del gruppo di Shelley, una di varie che avevano scritte quell’estate nei libri di visitatori di Chamonix, che suscitò una delle controversie letterarie più note, e che fece crescere la notorietà del poeta.
Molti altri scrittori famosi visitarono il Temple de la Nature nella prima metà del dicciottesimo, compresi Chateaubriand nel 1805, i Wordsworth nel 1820, Victor Hugo e Charles Nodier nel 1825, James Fenimore Cooper nel 1828, Alexandre Dumas nel 1832, John Ruskin nel 1835, George Sand nel 1836, e Charles Dickns nel 1846. Il Temple anche include molti romanzi e poemi del periodo, fra loro Continental Adventures (1826) di Charlotte Anne Eaton, una satira dell’estate di Geneva del 1816, nel quale un’iscrizione nel libro di visitatori aiuta a sviluppare la trama romantica. Quando Albert Smith, lo scrittore persona di spettacolo vittoriano, aprì la sua mostra con il titolo di ‘Mont Blanc’ nell’Egyptian Hall nel 1852, la scalata a Montanvers non era esclusiva per niente, e i suoi album decrepiti erano diventati una cosa normale e si trovavano in quasi tutti i diari di viaggio svizzeri. Oggi, benché tutti tranne uno siano spariti, il Temple tuttavia c’è, ed è come un libro di visitatori di pietra. Messo da parte dietro due alberghi, costruiti nel 1840 e 1890 rispettivamente, ma privato e in pessimo stato, fa parte di un insieme di edifici che dobbiamo conservare come testamento al culto romantico delle montagne, natura, e celebrità letteraria.
Data: 1795
Creatori: Charles-Louis de Sémonville, Félix Desportes, Marc-Théodore Bourrit
Soggetto: Gli Alpi, Percy Bysshe Shelley, Mary Shelley, Claire Clairmont, Robert Southey, Richard Sharp, William and Dorothy Wordsworth, Victor Hugo, Alexandre Dumas
Dritti di Media: entrambe le immagini per gentile concessione dell’autore
Tipo di Oggetto: edificio
Formato: Cemento e pietra